Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
Tempi interessanti perché drammatici PDF Stampa E-mail

26 Gennaio 2024

 Da Rassegna di Arianna del 25-1-2024 (N.d.d.)

Non guardando più la televisione non so quale sia il livello di filtraggio delle notizie raggiunto. Mi chiedo (ma non con abbastanza urgenza da farmi accendere la TV) quale sia l'interpretazione che viene data dell'attuale profonda crisi negli USA tra gli stati del sud e l'amministrazione democratica centrale. La crisi è iniziata con la rivendicazione della Guardia Nazionale Texana (TXNG) del diritto / dovere di proteggere le proprie frontiere dall'immigrazione clandestina dal Messico (e dal libero passaggio di stupefacenti promosso dai cartelli della droga). La TXNG in apparenza è momentaneamente riuscita a bloccare il passaggio illegale ma è entrata in conflitto con l'amministrazione centrale che assume di avere il monopolio della difesa dei confini (che, ovviamente, sono anche confini della Federazione).

Questa, che poteva apparire come una scaramuccia preelettorale tra uno stato repubblicano e l'amministrazione centrale democratica si sta rapidamente espandendo, con le dichiarazioni di solidarietà al Texas da parte dei governatori di altri stati del Sud (Florida, South Dakota, Virginia) e anche del Nord (Montana). Sulla vicenda si è espressa anche la Corte Suprema (Costituzionale), dando ragione all'amministrazione centrale ma con uno scarto minimo (5 a 4). Ora, è dell'anno scorso un sondaggio che mostrava come i 2/3 dell'elettorato repubblicano degli stati del Sud fosse favorevole alla secessione (e lo fosse anche il 50% dell'elettorato apartitico). Intanto alcuni senatori democratici chiedono l'intervento militare in Texas per ripristinare il controllo federale sui confini.

La mia impressione è che la spaccatura di lungo periodo negli USA tra la propaggine globalista, legata alla grande finanza e alle metropoli della East e West Coast (prevalentemente DEM), e la propaggine isolazionista, "sovranista", legata alla vasta provincia americana (prevalentemente Repubblicana o indipendente) si stia riallacciando alla grande spaccatura storica della guerra di secessione tra la Confederazione degli stati del Sud e gli Stati Uniti d'America (nordisti).

Rabbia e incomprensione antropologica covata per 150 anni sotto le ceneri sta riemergendo negli USA, che, è bene ricordarlo, non è il paese che viene dipinto da Hollywood, che rappresenta al 100% il punto di vista delle metropoli globaliste). Come la vicenda si svilupperà è tutto da scoprire, ma lo scontro istituzionale è da inserire in un quadro complessivo di contrazione della potenza americana nel mondo e di crescita esponenziale e fuori controllo del debito pubblico USA (ad oggi 34mila miliardi di dollari, cioè 12 volte il debito italiano, con una popolazione che è solo 6 volte superiore).

Viviamo davvero in tempi interessanti (e dunque anche drammatici e pericolosi).

Andrea Zhok

 
Le priorità di Davos PDF Stampa E-mail

25 Gennaio 2024

 Da Rassegna di Arianna del 22-1-2024 (N.d.d.)

Inizia l’annuale sfilata di potenti dell’economia, della finanza e della politica a Davos, la montagna incantata del globalismo. Il Forum Economico Mondiale (WEF) presieduto da Klaus Schwab – la  voce del padrone con accento da Sturmtruppen – fiera internazionale del mondialismo, imbandisce la sua tavola sorvegliato da migliaia di soldati svizzeri (chi paga il conto?) da innumerevoli guardie private e dai servizi segreti di tutto il mondo, per i quali la cittadina elvetica è la Disneyland delle “barbe finte”. L’associazione privata che decide per tutti, imbecca i governi degli Stati, proclama la grande riconfigurazione generale (il Reset), promuove l’Agenda 2030 e informa che entro il 2030 non avremo nulla ma saremo felicissimi, ogni anno definisce le priorità del mondo. O meglio le sue, il breviario dei padroni universali di cui il WEF è altoparlante, ventriloquo e consulente. Il 2024 non sfugge alla regola. Il sito ufficiale del Forum, rigorosamente ed unicamente in inglese, una prova ulteriore di chi comanda nel mondo, ha pubblicato un corposo rapporto (“Global Risk Report”, fa più mondialista) sulle volontà e le priorità di lorsignori.

Sono elencati secondo tipologia – economica, ambientale, geopolitica, sociale, anzi “societale” e tecnologica – i dieci rischi più gravi del prossimo biennio secondo i nostri Superiori. Il primo, quello che più preoccupa l’oligarchia è la “disinformazione”, unita alla “misinformazione.” Seguono gli eventi climatici estremi, la cosiddetta “polarizzazione societale”, la cyber sicurezza, i conflitti armati “interstatali”, la perdita di opportunità economiche, l’inflazione, le migrazioni dette “involontarie”, la recessione o contrazione economica e infine l’inquinamento. Bizzarro elenco in cui la guerra viene assai dopo la disinformazione. I nostri soccorritori (come definire altrimenti chi tanto si preoccupa per noi?) sono inquieti dinanzi al fatto che “ tutti gli attori stranieri e nazionali faranno ricorso a pratiche di disinformazione e di manipolazione dell’informazione nei prossimi anni con lo scopo di ampliare ulteriormente i divari sociali e politici. “ De te fabula narratur, parlano di se stessi. Un brano è illuminante.  “Mentre circa tre miliardi di persone si dirigono alle urne in diverse economie (tra cui Bangladesh, India, Indonesia, Messico, Pakistan, Regno Unito e Stati Uniti) nei prossimi due anni, l’ampio uso di disinformazione e manipolazione dell’informazione, e degli strumenti per diffonderla, potrebbe minare la legittimità dei governi appena eletti. “  Cioè, se vincono i “buoni” e faranno ciò che dicono lorsignori, ci potrebbero essere agitazioni popolari. Se andassero al governo i “cattivi”, le élite organizzeranno campagne  mediatiche: controllano loro stampa  e televisione. “Le conseguenti agitazioni potrebbero variare dalle proteste violente e i crimini d’odio al confronto civile e al terrorismo. Oltre alle elezioni, le percezioni della realtà sono destinate a diventare più polarizzate, infiltrandosi nel dibattito pubblico su questioni che vanno dalla salute pubblica alla giustizia sociale. Tuttavia, con il venir meno della verità, aumenterà anche il rischio di propaganda e censura interna.”  Voce dal sen fuggita: la “verità” sono loro. “In risposta a disinformazioni, i governi potrebbero essere sempre più autorizzati a controllare le informazioni in base a ciò che ritengono essere vero. Le libertà legate a internet, stampa e accesso a fonti più ampie di informazioni, già in declino, rischiano di degenerare in una repressione più ampia dei flussi informativi in un più vasto insieme di Paesi. “  Una confessione, se a parlare sono gli alti funzionari di chi detiene il potere mediatico.

Capito l’avvertimento ? Innanzitutto per loro non votano Stati, persone, cultura, civiltà distinte, ma semplicemente “economie”. Comunque nel segreto dell’urna dobbiamo comportarci bene, cioè come vogliono loro. Altrimenti verrà meno la “verità”, ovvero la versione ufficiale . La gente sarà incline a ribellarsi. La probabile recessione economica potrebbe far pensare che il modello liberalglobalista privato non è così perfetto, generando “polarizzazione sociale”, ossia il rigetto del sistema da parte delle vittime. Significativa è l’ammissione che la convergenza tra progressi tecnologici e dinamiche geopolitiche creerà un nuovo gruppo di vincitori e vinti. Non sia mai che questi ultimi la prendano male e provino a cambiare politica. Ci vuole, il sottinteso è lampante, un governo mondiale, una governance guidata da loro, poiché “vi sono diversi conflitti congelati a rischio di intensificarsi nel breve termine. Ciò diventa un rischio ancora più preoccupante nel contesto dei recenti progressi tecnologici. In assenza di una collaborazione sulla regolamentazione delle tecnologie di frontiera, i progressi tecnologici, inclusi quelli nell’IA generativa, consentiranno a una serie di attori non statali e statali di accedere a una conoscenza sovrumana per concepire e sviluppare nuovi strumenti di sconvolgimento e conflitto, da malware ad armi biologiche”. Epidemie, per esempio.

I cattivi devono essere sconfitti e la formula è dare tutto il potere all’oligarchia, l’unica a conoscere il bene e il male, distinguere la verità dalla menzogna. Quanto alla conoscenza “sovrumana” e all’Intelligenza Artificiale, la soluzione sembra ovvia; le chiavi del pianeta non possono essere che in mano loro, tanto più che la “crescente insoddisfazione del predominio del Nord globale” porterà a una “lotta di potere multipolare o frammentata”. Di qui la richiesta della cybersicurezza centralizzata (nel Nord del mondo). Intanto pronunciano vere minacce. Potrebbero attivarsi “migrazioni non volontarie”, un’espressione criptica che può significare ondate di profughi per le “guerre interstatali” – quella di Gaza non lo è e non conta – ma anche l’aumento della pressione verso l’Europa innescata dalla povertà, dai cambiamenti climatici e dagli eventi atmosferici “estremi”, un’altra previsione che lascia perplessi. Sanno di alluvioni, siccità, terremoti o che cosa? Particolare allarme desta l’annuncio di un futuro evento pandemico catastrofico,  l’epidemia “X”, dagli effetti venti volte (non diciannove o ventuno) superiori al Covid. Delle due l’una: o il Forum è un’associazione di indovini – i Tiresia e le Cassandre postmoderne – oppure costoro hanno in mente qualcosa che  ignora  l’umanità inutile (parola di Yuval Harari, gran consigliori stavolta un po’ in ombra). Vi è una terza ipotesi, assai impertinente. Qualcuno sta lavorando a qualcosa di grosso ? L’epidemia di Sars-Cov 2 fu preceduta da una simulazione epidemica organizzata, come dire, in alto loco. Nella speranza di essere smentiti, incrociamo le dita, prepariamo la mascherina, offriamo il braccio a nuove inoculazioni e applaudiamo i nuovi green pass.

Colpisce la priorità regina di Davos 2024, la disinformazione, con l’appendice del neologismo “misinformazione”.  La misinformazione è un’informazione fuorviante, imprecisa o falsa diffusa senza l’esplicita intenzione di ingannare, destinata ad essere percepita come seria e concreta. Il Forum ci vuole bene, tanto bene: non si preoccupa soltanto della “disinformazione” (tutto ciò che non passa attraverso i media globali, l’ informazione “ufficiale”) ma anche delle nostre percezioni. Ci vogliono proteggere dalle notizie che non hanno “l’esplicita intenzione di ingannare”. Chi sceglie le une e le altre, chi definisce il vero e il falso? Viviamo nella post democrazia: lorsignori sono molto preoccupati dall’esito delle elezioni previste, per cui intendono eliminare tutto ciò che smentisce il loro punto di vista. In tempi di guerra, avanza la censura: si moltiplicano, in Europa e negli Usa, – autoproclamati bastioni della democrazia, della libertà e del progresso – le pressioni e le norme giuridiche che reprimono la libera espressione. Il nuovo nome del dissenso è disinformazione, misinformazione, fake news e discorso di odio, un’espressione che ritroviamo nei documenti del WEF. Gli unici a non odiare siano loro, improbabili “uomini d’amore” (Così parlò Bellavista, Luciano De Crescenzo). Prepariamoci: siamo tutti misinformati e misinformatori. I rigori della legge si abbatteranno su tutti noi; lo stanno già facendo, tra censure private (Facebook, YouTube) reati d’opinione, psicoreati come il discorso di odio. Domani sarà peggio, lo dicono senza mezzi termini: diffondere idee, fatti o interpretazioni che non piacciono al potere è disinformazione (reato da punire) o misinformazione (errore da cancellare). Il secondo rischio globale paventato sulla montagna incantata è la “polarizzazione societale”. Le parole vanno soppesate , trattate con cura. Hanno paura della nostra opposizione, sanno che non ci piace l’economia globalizzata e la privatizzazione del mondo. Non approviamo la loro supremazia e la loro dittatura, sempre meno “soffice” e le conseguenze sulle nostre vite. Temono rivolte, una nuova lotta di classe. Quella dell’ultimo trentennio l’hanno vinta i super ricchi. Ma domani? E se la moltitudine si svegliasse, se non accettasse più di essere carne da cannone e umanità di scarto, inutile per disegni e obiettivi dell’oligarchia? Bisogna correre ai ripari ed evitare la contrapposizione “societale”. Ecco un altro insidioso neologismo, la prova dell’importanza della neolingua. Societale non significa sociale: il termine designa ogni movimento, costume , idea generale presente nella società. Davos è il cento di irradiazione di un intera visione del mondo, non solo nei rapporti economici e sociali. L’unicità del sistema di monopoli privati, la distruzione della famiglia, la fluidità sessuale, le ideologie di genere, il femminismo radicale, il vittimismo rivendicativo di certe minoranze, l’atteggiamento generale nei confronti della vita sono i loro  valori “societali”.

La polarizzazione che preoccupa Davos è l’ opposizione al modello esistenziale ed antropologico imposto dal globalismo. Evidentemente la nostra “resilienza” è insoddisfacente per i piani di chi comanda: non sopportiamo abbastanza e addirittura , attraverso le procedure della democrazia, potremmo rovesciare il tavolo. Non si può, non lo permettono. La paura è la loro migliore alleata; quale migliore spauracchio della malattia, del contagio (altra parola diffusa ad arte…) della morte per epidemia.  Libertà sospese a tempo indeterminato, dissidenza vietata, tutto il potere in mano a chi dicono loro. Chi comanda davvero, scrisse Carl Schmitt, è chi decide nello stato d’eccezione. Quindi, il Forum stesso, organizzazioni transnazionali privatizzate come l’OMS, e, per il residuo potere lasciato agli Stati nazionali – svuotati, ma non ancora sostituiti del tutto – governi “amici”, in mano a soggetti formati e scelti dall’oligarchia stessa.

Hanno pensato a ogni cosa: è operativa la Davos dei giovani, gli young global leader, globalisti in erba scelti dalla cupola. Il capo è l’ultimo figlio di George Soros, Alexander; tra loro brillano giovani politici dalla folgorante carriera, come Gabriel Attal, rampollo dei Rothschild, la monarchia ereditaria del denaro, di ottima famiglia ebraica, omosessuale – fa tendenza – neo primo ministro francese scelto da un altro giovin signore predestinato, Emmanuel Macron. Tra le prime nomine, quella di Stéphane Séjourné al ministero degli esteri, “coniuge” di Attal , ora (forse) separato. Nepotismo omo ? No, scelta del migliore su piazza.

Le priorità di lorsignori divergono assai dalle nostre, trascurabile gente comune, quindi inutile. Noi ci preoccupiamo delle bollette energetiche, delle guerre, delle libertà che stiamo perdendo, del lavoro precario e malpagato, della sanità privatizzata, sempre meno accessibile. Tendiamo a considerare disinformazione la narrazione ufficiale di sistema. Ne sono prova il crollo degli ascolti dei notiziari televisivi e delle vendite dei maggiori organi di stampa. Non siamo d’accordo con la prevalenza dell’artificiale sul naturale, a cominciare dal cibo. Siamo sempre meno convinti delle narrazioni ufficiali e sosteniamo a larga maggioranza (quando le informazioni riescono a perforare la cappa del silenzio) la lotta degli agricoltori in tutta Europa. Vorremmo votare liberamente e scegliere governi eletti non ricattati, soggetti a vincoli, costretti a svolgere le politiche dettate dai padroni del mondo anziché quelle volute dai popoli. Ci piacerebbe anche sapere – è la domanda da mille miliardi di dollari – perché organizzazioni private come il Forum Economico Mondiale  hanno tanto potere e dettano l’agenda del mondo. Non sapremmo neppure a chi chiederlo, in verità. Domande che sono una forma di disinformazione tesa alla polarizzazione sociale. Non disturbiamo il manovratore, a Davos e altrove. Stanno lavorando per noi, come assicurano certi cartelli accanto ai lavori stradali.

Roberto Pecchioli

 
Forza Houthi! PDF Stampa E-mail

23 Gennaio 2024

Image

 Da Rassegna di Arianna del 20-1-2024 (N.d.d.)

Mentre la decadente e depravata élite riunitasi a Davos chiude i battenti, arrivano le parole del capo militare della Nato, l’ammiraglio Rob Bauer, il quale chiaramente afferma che ci troviamo in un’epoca in cui tutto può accadere in qualsiasi momento e che «per poter essere pienamente efficaci anche in futuro, abbiamo bisogno di una trasformazione bellica della Nato». Per questo «i civili devono prepararsi per una guerra totale con la Russia nei prossimi venti anni». Ciò implica che i privati cittadini «devono essere pronti per un conflitto che richiederebbe un cambiamento radicale nelle loro vite» perché «in caso di scoppio di una guerra sarà necessario mobilitare un gran numero di civili e i governi dovrebbero mettere in atto sistemi per gestire il processo». Lo slogan di Klaus Schwab lanciato qualche anno fa a Davos «Non avrai nulla e sarai felice!» comincia a dimostrare tutta la sua sinistra portata. Abituarsi all’idea di un futuro in cui il cittadino sarà sempre più privato di salari, posti di lavoro, pensioni, sanità, diritti sociali, libertà, il tutto compensato da dosi massicce di inclusivi diritti transumani. Le parole dell’ammiraglio Bauer ci portano a capire meglio che la gestione pandemica del triennio è stata un grande laboratorio in cui sperimentare la capacità di condizionamento e manipolazione delle popolazioni, motivo per cui è stata considerata lesa maestà, grave attentato alla sicurezza dello Stato, la denuncia della strumentalità della gestione pandemica, solo così si può spiegare la vera e propria persecuzione dei tanti cittadini che si sono rifiutati di sottoporsi al trattamento vaccinale coatto e hanno contestato la legittimità del certificato verde. L’Anglosfera diventa sempre più aggressiva e minacciosa, attizza guerre ovunque, non deve quindi meravigliare la crescita dell’odio dei popoli nei suoi confronti. Così, mentre la propaganda Nato anglo-americana indica nella Russia la minaccia all’integrità territoriale del “mondo libero”, il resto del mondo, nei fatti, mostra di volersi liberare dal tallone di ferro occidentale. Non è vero che il traffico marittimo nel Mar Rosso è bloccato, continuano a navigare navi da e per il Canale di Suez, le sole che non “possono” navigare in quelle acque sono quelle americane e israeliane o comunque quelle dirette in Israele. Forza Houthi!

Antonio Catalano

 
Il tabù delle reazioni avverse PDF Stampa E-mail

21 Gennaio 2024

 Da Comedonchisciotte del 17-1-2024 (N.d.d.)

Ha deciso di rendere la notizia di dominio pubblico e di dare voce, attraverso la propria esperienza, a milioni di persone che si trovano nella sua stessa condizione. Importante penna del giornalismo italiano, Massimo Del Papa sta affrontando la battaglia contro il linfoma dall’estate scorsa. È uscito subito allo scoperto, dichiarando convintamente la correlazione della malattia con il vaccino anti-Covid, a cui si era precedentemente sottoposto. Censurato, bistrattato e addirittura banalizzato, il problema delle reazioni avverse post-iniezione è invece una drammatica realtà. I danneggiati vengono spesso ignorati e le loro testimonianze censurate. E mentre in giro per il mondo qualcuno inizia a porre seri interrogativi sull’efficacia e soprattutto sulla sicurezza dei prodotti anti-Covid somministrati a miliardi di persone, nonché ai bambini, in Italia l’argomento continua ad essere tabù. I programmi televisivi evitano accuratamente di parlarne o, quando questo accade accidentalmente, il conduttore di turno si adopera con solerzia in fantastiche gincane per distogliere l’attenzione degli spettatori. “I medici, che un tempo mi avrebbero dato del pazzo, ora stanno zitti. Sanno tutto, ma temono di fare la fine dei sanitari non vaccinati. Sono consapevoli della situazione anche i colleghi giornalisti, che tuttavia mi dicono: ‘Che posso fare?’”. Max Del Papa rifiuta l’epiteto di coraggioso: “Io sono uno, nessuno e centomila. Tantissime persone vittime di reazioni avverse mi scrivono in privato e, quando posso, racconto le loro vicende”.

Max Del Papa, innanzitutto come sta, sia fisicamente, sia psicologicamente?

“Sono passato dall’aver messo la malattia sopra la vita alla vita sopra la malattia. Cerco di inserire la malattia nella routine, di normalizzarla”.

Si nota, dall’inizio della malattia, come sia importante per Lei raccontare la Sua vicenda. Ripercorriamo quindi le tappe: quando e a seguito di che cosa Le è stato diagnosticato il linfoma?

“Mi è stato diagnosticato casualmente. Una notte di fine agosto mi trovavo in campagna, da un amico: la mia moto perse aderenza, caddi rovinosamente a terra e mi infortunai seriamente. In ospedale fecero dei controlli per accertare eventuali emorragie e riscontrarono la proliferazione di linfonodi sospetti nella zona addominale. Dopo le biopsie arrivò la diagnosi di linfoma”.

Non è semplice riuscire a dimostrare la correlazione della malattia con i prodotti anti-Covid. Quando è maturata in Lei la convinzione che l’insorgere del linfoma dipendesse dalle dosi?

“Avevo intuito che qualcosa non andasse già nei mesi precedenti, dopo le vaccinazioni. Non stavo bene: il mio è un linfoma indolente, di quelli che possono stare fermi a lungo e poi esplodono. Non ho dubbi che me l’abbia scatenato il vaccino. Adesso è facile sostenerlo: c’è una tale alluvione di prove in tutto il mondo che non ci sono più margini di dubbio. Negli Stati Uniti è stato ordinato ai CDC (Centers for Disease Control and Prevention, ndr) di comunicare le 7/8 milioni di segnalazioni di eventi avversi post-iniezioni. Oggi la domanda probante è: “Puoi dimostrarmi che non è stato il vaccino?”. Persino i medici che un tempo mi avrebbero scambiato per pazzo adesso stanno zitti. Per quanto possano essere fanatici e accaniti sostenitori dei vaccini, ora non replicano più. Nelle mie condizioni si trovano milioni di persone: c’è chi ha sviluppato dei linfomi -come me-, chi dei mielomi, chi altri tipi di tumore rapidissimi oppure delle neuropatie o delle cardiopatie. Infine vi sono le morti improvvise sospette. Ricevo tantissimi messaggi, del tipo: “Dopo il vaccino non sono più lo stesso”. Ho parenti con melanomi recidivanti ai quali è stato vietato di farsi somministrare ulteriori dosi: c’è bisogno di aggiungere altro? Sanno tutto. Gli unici che continuano a parlare di magia sono coloro i quali sostengono che i vaccini di oggi sono sicuri. Oggi? E quelli di prima com’erano?”.

Nelle Sue interviste ha sottolineato più volte lo ‘strano’ silenzio dei medici che L’hanno in cura. Perché, a Suo avviso, nessuno (o quasi) di essi ha il coraggio di esporsi? Forse li frena il timore di incorrere nello stesso problema oppure affiora la vergogna per quanto è stato fatto o, ancora, temono le reazioni dei loro pazienti, ai quali hanno somministrato i prodotti anti-Covid, spergiurando sulla loro efficacia e sicurezza?

“Perché li radierebbero e li caccerebbero esattamente come è accaduto ai sanitari che non si sono vaccinati. Ci saranno anche coloro che convivono con i rimorsi, ma la verità è che la maggioranza ha paura di non lavorare più. Cosa vuoi che dicano? Che prima vi abbiamo fatto ammalare e che ora vi curiamo? Quando ti trovi nella mia condizione eviti di litigare. Sono un personaggio pubblico, perciò non ho nascosto la malattia. Io sono uno, nessuno e centomila: essendo uscito allo scoperto posso dare voce anche agli altri danneggiati, che ancora oggi vengono presi per i fondelli. Ed è questo che ti fa ammalare ancora di più. Non ho alcun coraggio: quando affronti un brutto male fai quello che devi fare e la malattia rientra nella normalità della vita. Mi sono ritrovato ad accettare un ruolo non previsto: è pesante, ma si tratta di una battaglia che va oltre me. C’è troppa propaganda maledetta, vogliono continuare a vaccinare vecchi e bambini. Poi, quando accendi la tv, ti dicono che gli anziani sono i primi a stendere le gambe: e allora?”.

Negli ultimi mesi gli enti regolatori e le case farmaceutiche hanno aggiornato i ‘bugiardini’, scrivendo nero su bianco che i prodotti anti-Covid (somministrati obbligatoriamente o attraverso il ricatto del Green Pass a miliardi di persone in tutto il mondo, tra cui pure ai giovanissimi) possano causare mio-pericarditi anche fatali. Una notizia del genere dovrebbe occupare la prima pagina di tutti i giornali per anni, far scattare denunce e inchieste a tutti i livelli. Invece sono pochissime le fonti che ne parlano. Da giornalista di lungo corso, qual è la Sua opinione al riguardo?

“Provo stupore. Conosco il mondo del giornalismo da trent’anni. L’industria farmaceutica dà da mangiare a tutti: gli inviati che rincorrevano i no-vax hanno fatto carriera e magari ottenuto la conduzione di un programma. Pfizer ha dichiarato di voler entrare nelle scuole, attraverso un progetto che coinvolgerà giornalisti e influencer. Nei prossimi giorni si svolgerà il World Economic Forum, a Davos, e in agenda c’è la tematica relativa al consenso sulle notizie, a partire da quella sulla falsa emergenza del surriscaldamento globale, che ci viene propinata da anni. Tuttavia non salvo nessuno, nemmeno quelli della cosiddetta controinformazione. Quanti ‘dissidenti’ hanno tentato l’avventura in politica o fondato movimenti, per curare interessi personali? Per questo sono odiato tanto dai no-vax più radicali quanto dai pro-vax più incalliti”.

Dal 2020 ad oggi sono state raccontate bugie a non finire. Eccole: incurabilità del Covid (in realtà, se si interveniva ai primi sintomi attraverso terapie personalizzate, si poteva guarire quasi sempre a casa); efficacia delle misure restrittive (lockdown, zone colorate, mascherine anche all’aperto); il Green Pass spacciato per strumento sanitario che avrebbe garantito di trovarsi tra persone non contagiose e non contagianti; i vaccini anti-Covid definiti ancora oggi efficaci e sicuri, nonché la soluzione migliore per contrastare il virus; gli effetti avversi sono rarissimi e comunque quasi mai gravi. Sembra ‘Matrix’ o ‘Intrigo internazionale’, eppure è accaduto veramente…

“La stampa europea, americana ma anche giapponese ha definito la trattazione del Covid in Italia come un esperimento sociale. Lo stesso Conte riteneva che, ai tempi delle chiusure, la gente si sarebbe sollevata e invece non è accaduto niente. Poi è arrivato Draghi ma, anche in questo caso, nessuno ha reagito. Credo che ci sia stato un connubio di ignoranza e malafede”.

Non solo menzogne ed omertà, ma anche tantissima censura: il Digital Services Act metterà il bavaglio a tutti?

“L’intenzione è questa. La verità si può comprimere e violentare finché si vuole ma, prima o poi, emergerà. È accaduto persino nei regimi peggiori. Ci vorrà tempo, perché dobbiamo affrontare una tecnologia autoritaria mai vista prima, tuttavia alla fine questi tentativi imploderanno. Ora vorrebbero riscrivere le fiabe in salsa gender: la gente si stuferà e inizierà a disertare cinema e teatri. Questi signori si stanno segando da soli il ramo sul quale sono seduti”.

Nei salotti televisivi nessuno osa affrontare la tematica degli effetti avversi e, nei rari casi in cui sfugge, si fa di tutto per coprire le parole dell’ospite che ha sollevato la questione. Lei è un giornalista di fama: con qualche Suo collega importante avrà avuto modo di parlarne, perlomeno in via confidenziale? Quali discorsi si fanno, dietro le quinte?

“Ormai te lo dicono: ‘Che posso fare?’. Se faccio un’ospitata su un canale libero e indipendente ottengo 500 mila visualizzazioni. Cosa accadrebbe se qualcuno invitasse un giornalista malato, che si è documentato, a un programma di una tv generalista? Mi vedrebbero molte più persone, perciò non ci posso andare, perché nessun giornalista vuole rischiare. Per questo motivo la narrazione non può cambiare e rimane finalizzata al controllo e agli affari”.

La crisi dei telegiornali e della politica: pochi seguono i notiziari e pochi vanno a votare. Qualcuno, ai piani alti, si starà accorgendo che le bugie non pagano? Come immagina il futuro della nostra società?

“La gente non guarda più i tg per saturazione: vorrebbero introdurre il Digital Services Act per costringere le persone a seguire certe cose per forza. Le grandi testate generaliste, che hanno sostenuto e propagandato la campagna vaccinale in continuazione, resteranno sempre in piedi. Rischieranno di perdere lettori e telespettatori? Poco importa: li recupereranno nei programmi tipo ‘Sanremo’, dove avranno la possibilità di veicolare ugualmente certi messaggi, spacciandoli per notizie. I giornali e i siti critici sono quei pochi che non percepiscono finanziamenti pubblici. Per quanto mi riguarda manterrò la mia rabbia, sia perché sono parte in causa, sia perché potrò dare voce agli altri danneggiati”.

 Francesco  Servadio

 
Laboratorio bolognese PDF Stampa E-mail

20 Gennaio 2024

Image

 Da Rassegna di Arianna del 17-1-2024 (N.d.d.)

Due temi hanno segnato, di recente, il dibattito politico locale nella città in cui ancora risiedo: l'imposizione del limite di velocità a 30 all'ora e la censura della proiezione d'un film russo in un centro sociale di quartiere. I due argomenti potrebbero essere giudicati eterogenei e distanti, se non avessero però un punto in comune strategico e cruciale: entrambe le vicende rappresentano l'ingresso dell'agenda politica sovranazionale nella vita quotidiana delle amministrazioni locali. Come già accaduto negli ultimi due decenni a livello di governi nazionali tanto di centrosinistra quanto di centrodestra, cioè, adesso anche le amministrazioni cittadine si trasformano in pedissequi esecutori di ordini provenienti da istituzioni e organizzazioni sovranazionali e non elette da nessuno.

Nel caso della "città 30", si tratta dell'attuazione di indicazioni espresse pubblicamente e per iscritto dal World Economic Forum negli ultimi cinque anni: utilizzare la tematica ambientale per limitare dapprima l'uso di automobili e poi, più in prospettiva, diminuirne drasticamente il possesso privato. In termini di visione generale, si tratta di riplasmare il ceto medio riducendone l'autonomia sul piano economico e degli spostamenti, per creare una rete di consumo e noleggi gestita dalle grandi corporation Big Tech che sono altresì gli "stakeholder" del World Economic Forum. Nel caso della censura al film russo "Il Testimone", più banalmente assistiamo alla prosecuzione di quanto già visto negli ultimi due anni su scala nazionale: ovvero un asservimento alla NATO in termini di completa rinuncia dell'Italia ad avere una politica estera autonoma. Suddetta prosecuzione, però, con questa declinazione bolognese racchiude anche due novità: a) viene stabilito il precedente per cui, in ambito politico e culturale, le autorità possono vietare sia di esprimere un punto di vista difforme da quello del governo sulla politica estera, sia di informare tramite punti di vista sul conflitto che afferiscano a paesi con cui per alleanza militare l'Italia si trova in contrasto; parliamo dunque di diritti e di prassi che, per settant'anni, non erano mai stati messi in discussione; b) una rete di cittadini immigrati ucraini - in non pochi casi esprimente afflati ideologici di nostalgia verso il nazismo - viene legittimata dalle istituzioni nell'organizzarsi squadristicamente ovvero nell'esercitare pressioni e minacce per impedire che cittadini italiani possano esercitare quello che, sulla carta, sarebbe un loro diritto costituzionale di libertà d'opinione ed espressione.

Io faccio parte di quell'area di organizzazioni e movimenti che, a livello locale, esprime l'intenzione di opporsi a tutto questo. Pertanto, mi riservo di attendere ancora alcuni giorni prima di esprimere un giudizio definitivo sui risultati ottenuti negli ultimi tempi da suddetta area. Ma sento la necessità di affermare che, almeno per ora, la capacità di risposta e reazione alla servitù sovranazionale - nonché decisamente anti-costituzionale - dell'amministrazione locale, risulta inesistente a livello di effetti concreti. Pur consapevole che Bologna funge ancora una volta da città-laboratorio per dinamiche che stavolta non sono solo nazionali ma finanche globali, mi viene ugualmente da sottolineare come la città nella quale sono immigrato trent'anni fa stia diventando, almeno per me, sempre meno agibile, sempre meno vivibile.

Riccardo Paccosi

 
I segni dell'accecamento PDF Stampa E-mail

18 Gennaio 2024

 

 Da Rassegna di Arianna del 16-1-2024 (N.d.d.)

Nel novembre del 1990 Gérard Granel, una delle menti più lucide della filosofia europea di quegli anni, tenne nella New School for Social Research di New York una conferenza il cui titolo, certamente significativo, non mancò di provocare fra i benpensanti qualche reazione scandalizzata: Gli anni Trenta sono davanti a noi. Se l’analisi condotta da Granel era genuinamente filosofica, le sue implicazioni politiche erano infatti immediatamente percepibili, dal momento che in questione, nel sintagma cronologico apparentemente anodino, erano puramente e semplicemente il fascismo in Italia, il nazismo in Germania e lo stalinismo nell’Unione sovietica, cioè i tre tentativi politici radicali di «distruggere e sostituire con un “ordine nuovo” quello in cui l’Europa si era fin allora riconosciuta». Granel aveva buon gioco nel mostrare come la classe intellettuale e politica europea fosse stata altrettanto cieca di fronte a questa triplice novità di quanto lo fosse – negli anni Novanta come oggi – di fronte alla sua inquietante, anche se mutata, risorgenza. Si fatica a credere che Leon Blum, leader dei socialisti francesi, potesse dichiarare, commentando le elezioni tedesche del luglio 1932, che, di fronte ai rappresentanti della vecchia Germania, «Hitler è il simbolo dello spirito di cambiamento, di rinnovamento e di rivoluzione» e che pertanto la vittoria di von Schleicher gli sarebbe parsa «più desolante ancora di quella di Hitler». E come giudicare la sensibilità politica di Georges Bataille e di André Breton, che, di fronte alle proteste per l’occupazione tedesca della Renania, hanno potuto scrivere senza vergogna: «noi preferiamo in ogni caso la brutalità antidiplomatica di Hitler, più pacifica, nei fatti, dell’eccitazione bavosa dei diplomatici e dei politici». La tesi di questo saggio, di cui consiglio vivamente la lettura, è che a definire il processo storico in corso, negli anni Trenta come negli anni Novanta in cui scriveva, sia uno stesso primato dell’infinito sul finito, che, in nome di uno svolgimento che si vuole assolutamente senza limiti, cerca di abolire in ogni ambito – economico, scientifico, culturale – le barriere etiche, politiche e religiose che l’avevano fin allora in qualche modo contenuto. E, insieme, anche attraverso gli esempi del fascismo, del nazismo e dello stalinismo, Granel mostrava come un simile processo di infinitizzazione e di mobilitazione totale di ogni aspetto della vita sociale non possa che condurre all’autodistruzione.

Senza entrare nel merito di questa analisi certamente persuasiva, mi interessa qui piuttosto sottolineare le analogie con la situazione che stiamo attraversando. Che gli anni Trenta del Ventesimo secolo ci stiano ancora davanti non significa che noi vediamo oggi riproporsi esattamente nella stessa forma gli eventi aberranti in questione; significa piuttosto quello che Bordiga aveva inteso esprimere scrivendo, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, che i vincitori sarebbero stati gli esecutori testamentari dei vinti. Dovunque i governi, quali che sia il loro colore e la loro collocazione, agiscono come esecutori di uno stesso testamento, accettato senza beneficio d’inventario. Da ogni parte vediamo continuare ciecamente lo stesso illimitato processo di incremento produttivo e di sviluppo tecnologico che Granel denunciava, in cui la vita umana, ridotta alla sua base biologica, sembra rinunciare a ogni altra ispirazione che non sia la nuda vita e si mostra disposta a sacrificare senza riserve, come abbiamo visto negli ultimi tre anni, la propria esistenza politica. Con la differenza, forse, che i segni dell’accecamento, dell’assenza di pensiero e di una probabile, imminente autodistruzione, che Granel evocava, si sono vertiginosamente moltiplicati. Tutto fa pensare che stiamo entrando – almeno nelle società postindustriali dell’Occidente – nella fase estrema di un processo di cui non è possibile prevedere con certezza la fine, ma le cui conseguenze, se la consapevolezza dei limiti non tornerà a destarsi, potrebbero essere catastrofiche.

Giorgio Agamben

 
<< Inizio < Prec. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Pross. > Fine >>

Risultati 49 - 64 di 3719